Il nome di Erwing Rommel, legato alle vicende più drammatiche e decisive della nostra partecipazione alla seconda guerra mondiale, è indubbiamente ben vivo nella memoria storica e individuale degli italiani. La sua figura di uomo e di generale, seppure sfrondata - come in questa documentata biografia - di facili deformazioni leggendarie, resta di prima grandezza. Per rendere ragione della statura del personaggio non basta sottolinearne la tempra spartana e le qualità intellettuali: Rommel poté emergere soprattutto "perché aveva superato l'innata rigidità dello spirito militare tedesco e perché fu un maestro dell'improvvisazione", secondo il giudizio di Sir Auchinleck, comandante in capo delle forze alleate in Medio Oriente e avversario di Rommel in Africa Settentrionale. Le cause principali dei suoi successi furono, da un lato, la rapidità manovriera che scompaginava i calcoli accademici degli strateghi inglesi; dall'altro, la capacità di rischiare nelle situazioni più difficili e di saper trasformare successi parziali in offensive vittoriose su larga scala. Pur con tutti i limiti imposti dalla guerra moderna all'azione del singolo, Rommel fu anche uno degli ultimi condottieri in senso stretto, poichè assumeva il comando diretto di tutte le operazioni e faceva sentire la sua presenza nei momenti criciali e nei punti nevralgici della battaglia. Questa biografia, che ripercorre la vita e la carriera di Rommel tappa dopo tappa fino al loro tragico esito, ha il pregio di una competente interpretazione dei fatti militari e riporta in appendice una scelta molto interessante di scritti del generale tedesco, che contengono le sue riflessioni sulla guerra nel deserto, sulle battaglie del 1942 e su El Alamein, e, infine, il suo punto di vista sull'alleato italiano.