Lavoratori di tutto il mondo, ridete : la rivoluzione umoristica del comunismo

Moni Ovadia

2007

Monografia
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Rivoluzione, comunismo, utopia, tragedia, ma anche risate e satira. Dopo l'umorismo ebraico, Moni Ovadia racconta la grande epopea comunista attingendo al tesoro della diceria popolare, della canzonatura, dell'aneddoto, della storiella autodelatoria. La gigantesca macchina della retorica di regime mostra qui il suo volto irrimediabilmente patetico di fronte alla scheletrica guizzante intelligenza del motto di spirito.
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Titolo:
Lavoratori di tutto il mondo, ridete : la rivoluzione umoristica del comunismo / Moni Ovadia
Autore:
Ovadia, Moni (Autore resp.principale (1))
Pubblicazione:
Torino : Einaudi, 2007
Descrizione fisica:
XXIV, 276 p. ; 21 cm.
Livello bibliografico:
Monografia
Tipo di documento:
Testo a stampa (Moderno)
Paese:
ITALIA
Lingua:
ITALIANO
Data di pubblicazione:
2007
Identificativi:
ISBN (International Standard Book Number): 9788806185350
Locale: IV-218287
Classificazioni:
D23 891.7791
Collana:
Einaudi stile libero. Big. - Torino : Einaudi
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È strano, oggi, incontrare un libro (benevolmente) "dedicato ai comunisti". Però questo libro si regge per intero su una simile dedica. E lo stupore diventa sconcerto quando si vede che è un libro di barzellette sul comunismo: proprio come quelle che un tempo si leggevano abbondanti nel "Reader's Digest" e, oggi, riaffiorano tali e quali nei discorsi a tavola, nei salotti televisivi e, continuando a salire fino a un livello altissimo, in molti comizi e discorsi politici ufficiali. Di questo sconcerto, però, ci si fa subito una ragione quando si guarda all'articolazione del libro. Le barzellette, infatti, sono distribuite in sezioni organiche, secondo un preciso ordine storico: da Ebrei, Democrazia, Vladimir Il'jč Ul'janov, detto Lenin a Boris Nikolaevič El'cin, Il Paradiso sovietico, La caduta.Ogni sezione è introdotta con puntiglio. Soprattutto, Ovadia vi premette una introduzione-provocazione dove lucidamente dichiara la propria adesione al comunismo come ideale e come utopia; ne condanna il tradimento da parte del totalitarismo sovietico; motiva la scelta della storiella ebraica per dare espressione al proprio sentimento e pensiero; fustiga l'anticomunismo corrente, giudicato sempre a buon mercato, quando non in cattiva fede. In coda al volume, un'appendice storica fornisce una breve ma accurata ricostruzione della parabola dell'Urss. Alla fine, rimane un'impressione netta: il comunismo messo in barzelletta da chi lo ha vissuto davvero appare qualcosa che merita, almeno, rispetto. E poi, nonostante il serissimo apparato e i serissimi intenti, le storielle sono godibili, pur facendo rimpiangere al lettore l'assenza di Ovadia attore che gliele reciti. Forse, però, quello che non viene raggiunto è l'obiettivo, davvero assai ambizioso, di porre in "tensione dialettica" l'idealità di un'utopia tragicamente tradita con una posizione morale e sentimentale di "disincanto", secondo il suggerimento che Ovadia raccoglie da Claudio Magris. Pietro Kobau
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