A voler essere una lettrice ingrata, consiglierei di saltare la lettura di "Il mondo nuovo" e passare direttamente a "Ritorno al mondo nuovo", anche se il nucleo concettuale è nella prima opera (scritta nel 1932), mentre il "Ritorno" può essere considerata la sua esegesi.
Una scelta di questo tipo potrebbe essere adatta a coloro che non amano particolarmente le utopie fantascientifiche, oppure a coloro che, per nulla allettati di fronte allo scenario che Huxley prospetta in un futuro non così lontano, cerchino in qualche modo di tenerlo a debita distanza.
Per ritrarre questo inquietante mondo distopico, Huxley parte da tutti gli elementi negativi del presente: instabilità economica e sociale, inefficienza, precarietà, caos generato da un liberalismo sregolato e disgregante, squilibrio tra risorse e popolazione.
Per ottenere il migliore dei mondi possibili, pare, non occorre far altro che prendere questi elementi e rovesciarli. E il seguente è il risultato: la sostenibilità è garantita già a livello biologico, grazie alla selezione degli ovuli biologicamente superiori per generare gli individui destinati alle sfere più alte della gerarchia sociale. Tali individui prescelti per le migliori categorie vengono educati all'ordine e al controllo dei loro impulsi attraverso una forma di condizionamento infantile, cosicché il loro asservimento si realizzi non forzatamente ma spontaneamente. Diventano così molto più che schiavi e cioè schiavi che amano la loro schiavitù. Non hanno libertà politica né economica, ma come forma di compensazione hanno una sdoganata libertà sessuale che li mette al riparo dal pericolo di una qualsiasi emozione duratura. In questo mondo perfetto ogni forma di individualità è bandita e ciascuno acquisisce il proprio senso solo come parte di un sistema più ampio ed efficiente.
Ovviamente questo mondo non si terrebbe se non garantisse ai suoi abitanti la felicità, ed è infatti quel che fa: attraverso la biologia, che elimina l'invecchiamento e le malattie, la chimica, che offre droghe obnubilanti, e l'economia che seduce l'uomo stimolandolo a produrre per consumare.
Un mondo così nuovo e perfetto che nessun uomo di "vecchio stampo" può sopravvivervi (come dimostra la conclusione del romanzo stesso); ed essendo anche noi lettori, per fortuna, ancora degli uomini di vecchio stampo, anche noi, pur attraversando il mondo nuovo solo con il pensiero della lettura, fatichiamo a sopravvivere. Per questo può risultare più agevole la lettura discorsiva de "Il ritorno", perché, pur trattando la stessa materia, ci lascia fuori da quell'atmosfera scientifica ai limiti dell'allucinazione che si respira nel romanzo.
In più il "Ritorno" offre la possibilità di fare un percorso all'insegna della continuità, non reale ma verosimile, tra il passato dittatoriale che l'Europa ha conosciuto molto da vicino e il futuro del Mondo nuovo.
E' vero che la profezia di Huxley non si è realizzata, ma non possiamo dimenticare che la Germania nazista ha concentrato gran parte della ricerca su esperimenti atti a generare una razza pura ed eletta; è vero che l'indottrinamento oggi non si realizza attraverso l'ipnopedia come nel romanzo, ma i risultati non sono così diversi da quelli che la propaganda ottiene in termini di effetti manipolatori sulle nostre opinioni e sui nostri bisogni.
Attenzione, ci dice dunque Huxley, a non considerare il mondo nuovo totalmente avulso, perché le sue attinenze con il mondo vecchio, il nostro mondo, sono più numerose di quanto si pensi.
Cristina G. 25/12/2017