Un'opera che è ormai un classico della riflessione sull'orrore del XX secolo. Un libro scomodo, perché pone domande che non avremmo mai voluto, e spesso non vogliamo ancora oggi, farci. Le poche risposte che ci fornisce non hanno la rassicurante sicurezza dei ragionamenti in bianco e in nero, dove la verità viene separata dall'incertezza in modo manicheo. Al suo comparire, nel 1963 (la Feltrinelli lo tradusse tempestivamente nel 1964), questo libro provocò accese discussioni e pesanti critiche alla sua autrice che si era recata a Gerusalemme come invita del "New Yorker" al processo contro il nazista Adolf Eichmann, una delle "pedine" più solerti ed "efficenti" della "soluzione finale". Assistendo a quel discusso dibattimento, la Arendt scoprì la "terrificante normalità umana" del secolo delle Ideologie Organizzate. Il Male le appare 'banale' e proprio per questo ancora più terribile: perché i suoi, più o meno consapevoli, servitori, altro non sono che dei piccoli, grigi burocrati, simili in tutto e per questo al nostro vicino di casa. E' inutile, e pericoloso, aspettarsi dei "demoni": i macellai di questo secolo sono tra noi, in tutto simili a noi. Con questa riflessione, la Arendt approfondisce la sua lucida analisi dei drammi del nostro tempo, iniziata con "Le origini del totalitarismo".