Iniziata in tempi remoti e riscritta più volte, conclusa infine negli anni Settanta, la "Diceria dell'untore" incontrò subito, quando fu data alle stampe, nel 1981, un unanime consenso di critica e di pubblico, sanzionato dalla vittoria nel Supercampiello dello stesso anno. Stupiva l'esordio tardivo e riluttante dell'autore, la sua distanza dai modelli correnti, la composita ragione narrativa, tramata di estasi e pena, melodramma e ironia; non senza il contrappunto di una sotterranea inquietudine religiosa, come di chi si dibatte tra la fatalità e l'impossibilità della fede... Stupiva, infine, l'oltranza lirica della scrittura, disposta a compromettersi con tutte le malizie della retorica, senza perciò vietarsi di accogliere con partecipe abbandono l'impeto dei sentimenti più ingenui. La vicenda racconta un amore di sanatorio, nel dopoguerra, fra due malati, un amore-duello sulla frontiera del buio. Nella veste presente l'opera torna arricchita da un'appendice di pagine inedite, escluse dalla primitiva edizione ma forse non inutili a una più compiuta comprensione dell'opera.Con un intervista di Leonardo Sciascia.